Lettera ricercata e rivisitata da Aurora Favero e Giovanni Bovolenta.
Veneti che si sono spostati verso il sud del mondo.
Durante la prima ondata migratoria verso l’Argentina, proprio come succede ancora oggi, partivano per primi gli uomini lasciando i loro affetti nella speranza di salvare le famiglie e se stessi dalla fame e dagli stenti.
Potete interpretare le inflessioni venete dalla mancanza di doppie “viagio”, “ burasca”, “belisimo”… … e da alcuni detti tipici quali “afolati come sardelle”.
La semina del lino è tipica tanto che un Valz famoso s’intitola appunto “Flor de Lino”
Bella anche la speranza del ricongiungimento…
Jesus Maria, provincia di Còrdoba, Argentina, 8 Novembre 1876
Carissima Moglie,
Dopo un viagio di burasca, afolati nel bastimento come sardelle, siamo finalmente sbarcati a respirar aria buona, tribolati fortemente ma sani.
Avemo fato dodici giorni alla emigrazione, ci hano dato pane e caffè in abondanza.
Dopo siamo partiti da Buenos Aires per una colonia che si chiama Carugia e Gesù Maria, e abbiamo incontrato altri, da Mogliano, tanti da Friuli.
Il mese di giugno ci hanno data la terra, e siamo in sei, quattro uomini e due donne, e avemo 80 campi: se Dio manda raccolto si spera di fare denari e voi sapete che quel ch’io posso vi manderò.
La tera pare di buon fondo, però è male lavorata e per niente concimata.
Qua, i semina lino, grano turco, frumento che viene belisimo, e poi persici tanti, e zucche e cipolle e legumi e patate, ma tutto a gran fatica.
È terminato da qualche anno il castigo delle locuste, che qua chiama “anguste”, e spero di principiàr presto a far mattone per la casa, che tutti se aiutemo, che qua se pol vivere senza stenti.
Ti darò istruzioni per il viagio, atendo di veder te e la bambina. Vi bacio tutte e due.
Il vostro consorte affezionato.
Erminio