Premessa:
Patricio Lolli prima d’essere DJ e Maestro è un grande testimone di quel tango vero che si ballava nelle milonghe di Buenos Aires nei primi anni ottanta.
Merita essere riconosciuto come uno dei primi maestri ad aver portato il tango in Italia quando ancora non si sapeva di cosa si stesse parlando, quanto segue più che un curriculum pieno di date ed eventi che sarebbero troppi da scrivere, è un modo di vedere e vivere il tango immerso nella quotidianità e nella semplicità della polvere delle strade argentine.
Patricio Lolli – La Plata – Argentina – 18 febbraio 1953
“… sono nato e cresciuto, dove le strade erano di terra e si poteva giocare ovunque
a calcio.
Gli altoparlanti del club sociale, vicino a casa, spedivano tanghi insieme ad altra
musica.
Erano gli anni sessanta e fu affascinante vedere da piccolo un’orchestra che fu
importantissima negli anni d’oro del tango (‘35/’54) quella di Juan D’Arienzo. La
pista piena e la gente elegante, ballavano in maniera composta ed indecifrabile…
sono passati più di cinquant’anni ma il ricordo è indelebile…
Inconsapevolmente la radio ti faceva ascoltare tangos, te ne accorgi quanto ti
manca appena sei fuori dall’Argentina.
Altri ritmi presero il sopravvento e li si fermò il ricordo del tango ballato, fino
alla fine degli anni ottanta, quando di ritorno a Bs As ritrovai il tango e le
milongas…. fu un tutt’uno imparare e frequentare le milongas…
importantissime quest’ultime per la loro carica storica e per essere la vera
palestra del tango ballato e non solo… con i loro codici e il loro modi di ballare,
i vecchi milongueros mi hanno trasmesso tanto…con la loro essenzialità, la
semplicità del gesto e la loro musicalità, esprimevano uno spirito e una carica
emozionale che costituiscono il fondamento dell’anima del tango.
Nel tango ballato, è fondamentale camminare abbracciati e l’abbraccio lo si fa
nella gioia e nel dolore, quindi ballando il tango possiamo esprimere tutti i nostri
sentimenti.
Emozionante fu indossare la maglia di calcio della Selección Argentina (1971) in
una partita, ancora mi tremano le gambe.
Insegno dal 1995
Molto importante è la tecnica, ma solo per metterla al servizio dell’emozione.”